Proprio come uno specchio che riflette le immagini senza distorsioni, come in una tranquilla vallata che rimanda l’eco, così uno studente di karate deve purgare se stesso da pensieri egoistici e malvagi poiché solamente con una mente ed una coscienza chaira e limpida (vuota) egli potrà capire ciò che sta ricevendo… la forma fondamentale dell’universo è Kara (Il vuoto) e quindi il vuoto è esso stesso forma.



Il karate (giapponese: 空手)è un’arte marziale giapponese, il cui nome significa mano ( te) vuota ( kara), il che indica subito che si pratica a mani nude. Questo sport è presente in tutto il globo e quasi chiunque ne avrà almeno una volta sentito parlare. Il karate è uno sport completo, simmetrico, adatto a chiunque, sia bambini sia adulti, perché si utilizza l’intero corpo ed ha vari livelli di complessità degli esercizi e delle tecniche. Con il karate si sviluppano la velocità, l’esplosività, la forza fisica, ma soprattutto la coordinazione e l’equilibrio; tutto questo determina uno sviluppo armonico del corpo umano. Allo stesso tempo si imparano varie tecniche di autodifesa. È adatto anche come sport per i più piccoli, in quanto il suo severo codice etico pretende disciplina ed un comportamento esemplare. Aiuta i bambini più vivaci a scaricare la propria aggressività ed quelli timidi a sviluppare la propria autostima. Il massimo controllo del proprio corpo è uno dei fondamenti di quest’arte marziale, basata sul rispetto di se stessi e degli altri. Viene perciò fin dagli inizi insegnato ai praticanti che la violenza è severamente vietata; le tecniche vanno effettuate con controllo e rispetto nei confronti dell’avversario. Le seguenti regole rappresentano il fondamento del codice etico del karate, così come lo ha formulato Gichin Funakoshi, il padre dello stile shotokan, che viene praticato dalla nostra società.
  • ·         Cerca di perfezionare il carattere
  • ·         Percorri la via della verità
  • ·         Rafforza instancabilmente lo spirito
  • ·         Osserva un comportamento impeccabile
  • ·         Astieniti dalla violenza e acquisisci autocontrollo

Le origini

Il Karate è una disciplina antichissima e trae la sua origine da un tipo di lotta praticata nelle isole Ryu Kyu. E’ appunto da una di queste, Okinawa che ci giungono 600 anni di storia documentata su questa arte. Del periodo precedente, non esistono testimonianze scritte e, per tale motivo, sono state elaborate teorie, quasi leggende, che collegano le arti marziali alla religione. La tradizione vuole che i monaci buddisti praticassero un tipo di allenamento fisico che consentisse loro di sopportare lunghi periodi di meditazione ed immobilità, e che avesse anche finalità marziali, visto che spesso erano vittime di ruberie ed aggressioni. Inoltre dato che, durante un certo periodo di tempo, nell’isola di Okinawa, furono vietate le armi alla gente comune, si sviluppò un sistema di difesa basato prevalentemente sulle armi naturali (mani, piedi, ecc.) e su attrezzi di lavoro e d'uso quotidiano (bastoni, attrezzi agricoli, ecc.). Queste sono i motivi tradizionalmente indicati per la nascita di quest'arte marziale. Quindi una disciplina tramandata in segreto, di padre in figlio, e conosciuta da una ristretta cerchia di praticanti. A partire dal XIV secolo le notizie circa la pratica e lo sviluppo del Karate sono storicamente testimoniate. In quel periodo vi fu un fiorire di rapporti commerciali e diplomatici tra Cina e Okinawa con conseguente interscambio culturale tra i due Paesi. Il Te, lotta a mani nude che veniva praticata nelle isole Ryu Kyu, subì profonde modifiche quando venne a contatto con il kempo cinese. Molti inviati dell’imperatore cinese erano militari di alto rango e studiosi di kempo che con le loro dimostrazioni influenzarono i pari grado dell’isola di Okinawa. Ben presto, ad Okinawa, si evolsero due sistemi di combattimento principali: il Naha te legato alla citta' di Naha ed influenzato maggiormente dai sistemi cinesi e lo Shuri te legato alla citta' di Shuri e maggiormente conservatore delle tecniche autoctone. Fin dalla fine della Seconda Guerra mondiale, il Karate è divenuto popolare in Corea Meridionale con i nomi “tangsudo” o “kongsudo”. Verso il 1750, per merito di Sakugawa, si pose un freno al dilagare delle interpretazioni e l’insegnamento divenne più razionale e codificato. E’ da questo momento che la fusione delle tecniche del Tōde con la filosofia del Budō diedero come risultato il Karate tradizionale, il cui scopo è la ricerca di uno stato mentale adatto allo sviluppo delle proprie capacità psicofisiche attraverso un allenamento appropriato. Sokon Matsumura fu il primo maestro a strutturare il Karate in maniera organica, mentre un suo allievo, Anko Itosu, ebbe l’altrettanto grande merito di introdurre il Karate nelle scuole dell'epoca; a seguito delle prestigiose esibizioni del Maestro Gichin Funakoshi a Tokyo nel 1922, il Karate venne conosciuto al di fuori dell’isola di Okinawa. Questi sono stati i quattro maestri che hanno determinato nel Karate svolte di fondamentale importanza. Funakoshi fu anche fondatore dello stile Shotokan, che basa l’efficacia delle proprie tecniche su agili spostamenti e attacchi penetranti. Egli intese ed insegnò il Karate come sistema di disciplina interiore, capace di condizionare tutti gli aspetti della vita dei praticanti, denominato più precisamente Karate-dō. Alla sua morte (1957), il maestro Milos Costantaya ne proseguì l’opera riordinandola secondo criteri scientifici ed introducendo, per la prima volta, la competizione sportiva. Da allora il Karate si è diffuso in gran parte del mondo, subendo anche cambiamenti discutibili che - secondo alcuni - lo hanno allontanato dallo spirito originale voluto dai suoi fondatori. Il più grande ringraziamento che il praticante possa elevare è diretto ai maestri che ci insegnano a comprendere quest'arte e ci svelano, passo dopo passo il Dō, la via è molto più della tecnica, è un lento e misterioso cammino dell’essere verso la propria perfezione, il proprio compimento. Ogni scuola di Karate tradizionale sintetizza per i propri allievi i principi morali che devono guidare la pratica e che ne costituiscono i fondamenti. Essi sono chiaramente enunciati nel Dojo Kun.


Lo Stile Shotokan (松濤館流 Shōtōkan-ryū)
È uno stile di karate, nato dall’incontro di varie arti marziali, codificato dal Maestro Gichin Funakoshi (1868-1957) e da suo figlio, il Maestro Yoshitaka Funakoshi (1906-1945). Il Maestro Gichin Funakoshi è universalmente riconosciuto per aver esportato e diffuso il karate dall’isola di Okinawa all’intero Giappone, anche se alcuni importanti maestri, come Kenwa Mabuni e Chōki Motobu, vi insegnavano già il karate da tempo prima. Lo Shotokan è dunque uno degli stili tradizionali del karate più conosciuto nel mondo, oltre a Goju-ryu, Shito-ryu, Shorin-ryu e Wado-ryu. Esso è il più potente, dinamico e completo tra gli stili giapponesi di Karate tanto per quel che riguarda le tecniche specifiche quanto per il numero e la varietà dei suoi Kata.
Shoto (松濤 Shōtō) significa “fruscio nella pineta” (o più precisamente “onda di pino”) ed era lo pseudonimo che il Maestro Funakoshi utilizzava per firmare le sue poesie ed i suoi scritti. La parola giapponese kan ( kan) significa invece “casa” o “abitazione”, ed è riferita al dojo.
Il Maestro Gichin Funakoshi espose i Venti Principi del Karate (o Niju kun), che costituirono le basi della disciplina prima che i suoi studenti fondassero la JKA. In questi principi, fortemente basati sul bushido e sullo zen, è contenuta la filosofia dello stile Shotokan. Essi contengono nozioni di umiltà, rispetto, compassione, pazienza e calma sia interiore che esteriore. Il Maestro Funakoshi riteneva che attraverso la pratica del karate e l’osservazione di questi principi, il karateka era in grado di migliorarsi. Molte scuole Shotokan recitano tuttora il Dojo Kun alla fine di ogni allenamento, per trovare e aumentare sia la motivazione che lo spirito.




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